Osservazioni al PRIA della Regione Lombardia – 6 Gennaio 2013

Oggetto: Osservazioni di ChiariAmbiente al PRIA della LOMBARDIA – Piano Regionale degli interventi per la qualità dell’Aria
Osservazioni di ChiariAmbiente al PRIA della LOMBARDIA – Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria
1. Manca una legge regionale sulla riduzione delle diossine in atmosfera (vedi L. Regionale Puglia n. 44 del 19dic08 e n. 8 del 30mar09 e interventi simili di altre regioni). Molte aziende soggette ad AIA rispettano solo il limite Regionale lombardo di 0,5 ng/Nm3. In Lombardia le AIA degli impianti industriali (ad eccezione degli inceneritori) prescrivono il limite di 0,5 ng/Nm3 per l’emissione delle diossine in aria, mentre il consorzio Ramet dell’Associazione Industriali di Brescia (n. 22 aziende Metallurgiche Bresciane) si è autoimposto il limite di 0,1 ng/Nm3 (-80%) per l’emissione delle diossine in aria, oltre alla riduzione del 50% delle polveri emesse in aria;
2. I controlli ARPA in Lombardia sono molto inferiori a quelli previsti dalla nuova AIA rilasciata all’ILVA di Taranto. In Lombardia sugli impianti industriali vale sostanzialmente l’autocontrollo con pochissime verifiche ARPA;
3. Manca una legge regionale sulle misure urgenti per il contenimento del benzo(a)pirene (vedi legge Regionale Puglia n.3 del 28feb11). Nelle zone (Darfo, Sondrio e Meda) dove c’è stato il superamento del limite di 1 ng/m3, anche tre anni di seguito, non sono state adottate misure significative;
4. In Lombardia i rilievi ARPA delle concentrazioni annue di benzo(a)pirene As, Cd e Ni sono molto pochi e sono ubicati lontano dai grossi impianti industriali;
5. A Brescia ad esempio il piano del gennaio 2010 dell’ARPA aveva previsto delle centraline di controllo a Brescia San Polo, Chiari, Odolo e Travagliato. In pratica si sono attivate solo le centraline di Brescia villaggio Sereno e quella di Darfo. Perché?
6. La più grossa fonderia di ottone d’Europa è ubicata a Chiari e potenzialmente potrebbe essere il punto di emissione più importante per il cadmio oltre al fatto che nello stesso impianto industriale sono autorizzate grandi quantità di IPA. Perché le misure di questi inquinanti dell’aria si sono fatte solo in zone meno critiche?
7. Manca una legge sulla valutazione del danno sanitario che potrebbe permettere di individuare le aree ad elevato rischio di crisi ambientale (vedi Legge Regionale Puglia n. 21 del 24lug12);
8. L’individuazione delle aree critiche per l’inquinamento atmosferico non può continuare a seguire il criterio delle zone limitrofe alle grandi città. Perché ci sono aree densamente popolate della provincia con grossi impianti industriali che hanno una qualità dell’aria peggiore di quella riscontrata in città (vedi ad esempio la relazione ARPA sulle le misure del PM10 a Chiari).
In fede
Giuseppe Ramera
Presidente di ChiariAmbiente
Gruppo Locale di ACLI Anniverdi
Piazza 28 maggio n.1 – 25032 – CHIARI (Bs)